Inervento foniatrico-logopedico nell'autismo
L’autismo non è una singola entità nosologica, né ha una sola etiologia. Sarebbe il caso di parlare di “autismi” piuttosto che di “autismo”, o quanto meno sarebbe opportuno dire “sindrome autistica”, intendendo con la parola “sindrome”, un insieme di patologie differenti che portano ad una stessa espressione clinica, ma provenendo da strade diverse aventi in comune soltanto l’ultima parte del percorso.
Riferendoci al DSM-IV (Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders) e a quanto evincibile da una pratica clinica maturata negli anni, potremmo identificare i criteri diagnostici per l’autismo infantile nei seguenti punti:
- Esordio entro i 30 mesi di età.
- Carenza globale di reattività nei confronti di altre persone.
- Deficit grossolani nello sviluppo del linguaggio.
- Se presenti, forme espressive verbali caratterizzate da ecolalie, stereotipie, inversioni di pronomi, enunciati incomprensibili.
- Reazioni bizzarre a vari aspetti dell’ambiente, come ad esempio resistenza ai cambiamenti, interesse particolare o inusuale attaccamento per oggetti prevalentemente inanimati.
- Aggressività verso se stessi o verso gli altri, non nella totalità dei casi.
- Mancato o inadeguato raggiungimento di altre abilità non verbali, quali le autonomie, i comportamenti sociali, le capacità di adattamento.
L'attuale panorama degli interventi abilitativi-riabilitativi nei confronti della sindrome autistica appare fortemente caratterizzato dalla presenza di numerose "metodiche" più o meno standardizzate, più o meno note, seguite e diffuse anche in base alle mode o ai territori in cui attecchiscono in differente misura, ed aventi in comune, nella maggior parte dei casi, alcune caratteristiche, quali: - la non preponderante importanza che viene data sin dall'inizio del percorso abilitativo alla verbalità, che spesso viene considerata un obiettivo successivo, subordinato in ordine logico e cronologico all'acquisizione di altre abilità; - la ricerca, nel caso di alcuni "metodi", dell'ottenimento di strategie comunicative addirittura non verbali, dando per scontato il non utilizzo del linguaggio verbale; - l'assenza tra le figure professionali coinvolte nella realizzazione di numerosi protocolli diagnostici e terapeutici, del foniatra e del logopedista, ossia di quegli operatori specializzati che per matrice culturale e professionale, nonché per esperienza pratica, dovrebbero essere invece considerati come i più vicini ad un discorso che si occupi di "comunicazione" e, naturalmente, "linguaggio". Nel contempo, tra le caratteristiche più evidenti -e sgradite- del soggetto con autismo, va annoverata la mancanza di linguaggio o comunque l’incapacità o la scarsa propensione ad utilizzarlo.
L’esperienza maturata in venti anni di intervento logopedico precoce e intensivo ha evidenziato inconfutabilmente che un trattamento tempestivo, competente, ad “ampio raggio”, che privilegi sin dall’inizio il lavoro sulla verbalità del soggetto autistico, sortisce concreti risultati per un recupero di tutte le capacità relazionali, percettive, cognitive, espressive; recupero tanto più significativo e brillante, quanto più precocemente iniziato.
INTERVENTO FONIATRICO-LOGOPEDICO NELL'AUTISMO
OBIETTIVI-RISULTATI:
• USCITA DALL'ISOLAMENTO
• RAGGIUNGIMENTO DI COMPORTAMENTI SOCIALI ADEGUATI
• ESTINZIONE-RIDUZIONE DELLE STEREOTIPIE
• CONQUISTA DI TUTTE LE AUTONOMIE
• RAGGIUNGIMENTO DELLA VERBALITA’ (in senso creativo)
• RAGGIUNGIMENTO DELLA CAPACITA’ DI LETTOSCRITTURA
• INSERIMENTO SCOLASTICO AL PARI DEGLI ALTRI
• INSERIMENTO LAVORATIVO
NOSTRO ATTUALE PROTOCOLLO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO:
• VISITA FONIATRICA
• OSSERVAZIONE LOGOPEDICA
• TERAPIA LOGOPEDICA “A 360 GRADI”
• DIETA, INTEGRATORI, TERAPIE BIOMEDICHE
• CONTROLLI FONIATRICI LONGITUDINALI
L'INTERVENTO ABILITATIVO “A 360 GRADI”:
• DEVE ESSERE IL PIU’ PRECOCE POSSIBILE (non esiste un "troppo presto"!)
• NON NECESSITA DELL’ACQUISIZIONE DI ALTRE ABILITA’ COME PRESUPPOSTO
• NON PUO’ ESSERE EFFETTUATO DA “QUALSIASI” LOGOPEDISTA, MA DA TERAPISTI OPPORTUNAMENTE FORMATI
• PRESUPPONE L’ATTIVA PARTECIPAZIONE DELLA FAMIGLIA DELL’AUTISTICO
INTERVENTO FONIATRICO INTEGRATO NELL'AUTISMO
di Massimo Borghese
Intervento, perché non è soltanto un momento diagnostico o un metodo terapeutico, ma si tratta di un insieme di attività di:
- diagnosi
- terapia, anzi, terapie
- gestione delle verifiche longitudinali.
Foniatrico, perchè la diagnosi è un momento medico; viene effettuata dal foniatra, laureato in medicina e specializzato in fisiopatologia della comunicazione, che inquadra il soggetto comunicopatico da un punto di vista clinico, al fine di definire le possibili cause della sua patologia, e soprattutto il cosiddetto profilo comunicativo, cioè l’insieme delle abilità percettive, cognitive-integrative-decisionali, motorie-prassiche-espressive, emotivo-relazionali-comportamentali.
E’ ancora appannaggio del foniatra, la valutazione nel tempo dell’andamento del percorso terapeutico, attraverso successive verifiche dei diversi livelli di prestazionalità del soggetto in trattamento.
E poi, foniatrico, perché l’autistico risulta danneggiato essenzialmente nelle capacità comunicative, e la disciplina che si occupa dei disturbi comunicativi (e in particolare verbali) è, appunto, la foniatria.
Integrato, perchè sia a livello valutativo che in ambito terapeutico, interagiscono diverse figure professionali con quelle basilari del foniatra e del logopedista. Operano, infatti, l’educatore, lo psicologo, il neuropsicomotricista, il musicoterapista, l’insegnante di base e l’insegnante di sostegno; tutti sintonizzati in un lavoro rivolto verso una serie di obiettivi, il principale -ma non unico- dei quali, è il raggiungimento del linguaggio verbale.
Integrato, nel contempo, con interventi di tipo dietetico e biomedico, finalizzati al ripristino o al miglioramento di un equilibrio metabolico del paziente in terapia abilitativa. |