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Gli acufeni sono fenomeni molto frequenti, che disturbano la vita di molti pazienti per un periodo di tempo più o meno lungo e sono considerati spesso, a ragione, come una vera e propria sfida terapeutica al mondo medico e scientifico. Durante questi ultimi anni sono stati fatti progressi significativi, che aprono prospettive ragionevolmente ottimistiche per il futuro.
Una definizione degli acufeni, il più possibile precisa, costituisce la prima tappa verso la loro comprensione. Essa può essere riassunta come la percezione di un suono non prodotto da una vibrazione nel mondo esterno e non udibile da chi è vicino al paziente. Dedicheremo qualche momento all'analisi delle diverse componenti di questa definizione.
L'acufene è una percezione sonora, cioè un fenomeno psicosensoriale rilevato a livello della corteccia uditiva. Questo primo concetto, troppo spesso trascurato, ha il merito di ricordarci che ogni acufene è analizzato, interpretato, «trattato», a livello del sistema nervoso centrale, indipendentemente dal meccanismo che lo ha generato.
Questa percezione non è prodotta da una vibrazione che avviene nel mondo esterno: sebbene all'inizio molti pazienti ricerchino, con curiosità o inquietudine, la fonte di questo rumore nel loro ambiente abituale, nel giro di alcuni giorni o di alcune settimane si rendono conto o finiscono per ammettere che questo rumore in effetti nasce nella loro testa o all'interno delle loro orecchie. Alcuni soggetti, incuriositi o allarmati da questa nuova esperienza uditiva, consultano un medico in questa fase molto precoce ed è importante non commettere errori nel rispondere alle loro domande [30].
L'inaudibilità di questa percezione da parte dei familiari del paziente presenta due motivi d'interesse per il medico. Da una parte gli acufeni a volte qualificati, a torto, obiettivi saranno esclusi dalla nostra trattazione, sia che si tratti di acufeni di origine vascolare udibili con lo stetoscopio o di contrazioni cloniche dei muscoli che intervengono nel funzionamento dell'orecchio medio: queste patologie possono, certamente, essere anche invalidanti, ma colpiscono un numero ristretto di pazienti e il loro approccio medico è completamente diverso. In secondo luogo, la mancata percezione sonora da parte di chi sta vicino al paziente rappresenta spesso per lui una fonte di grande frustrazione; il paziente affetto da acufeni si sente nell'impossibilità di far sentire agli altri cosa lo disturba, può avere l'impressione di non essere preso sul serio dai suoi familiari e pensare che nessuno sia in grado di capire quello che gli capita.
È noto da tempo che gli acufeni non rappresentano di per sé una malattia, ma costituiscono un sintomo che può essere ascritto a molteplici cause [16, 49, 71]. Si è tuttavia in diritto di affermare che ogni acufene segnala una disfunzione del sistema uditivo, con uno scompenso che si può localizzare a qualsiasi livello dell'apparato uditivo. Nonostante questa estrema varietà di cause potenziali, gli studi clinici che mirano a valutare gli effetti di uno o di un altro trattamento continuano a raggruppare sotto la denominazione di acufeni categorie di pazienti certamente molto diverse le une dalle altre. Questo paradosso è dovuto probabilmente alla difficoltà di adottare una modalità di classificazione comune, condivisa dall'insieme dei medici come è accaduto per le cefalee. Il vantaggio di una simile classificazione è evidente a tutti e sono stati proposti diversi sistemi, soprattutto a partire dalla sordità che spesso è associata. Ma nessuna delle proposizioni fino ad oggi formulate ha ottenuto un'adesione sufficiente per poter ottenere un consenso generalizzato, il che è certamente un freno deplorevole verso il progresso delle nostre conoscenze. |