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Nel corso degli ultimi due decenni, due fattori hanno contribuito all’evoluzione del trattamento dei traumi del massiccio facciale :
- in primo luogo, i progressi della radiologia che hanno permesso di stabilire la classificazione delle fratture di un ferito e di elaborare una strategia terapeutica più precisa;
- in secondo luogo, la comparsa e, in seguito, la miniaturizzazione del materiale di osteosintesi che inoltre è ormai osteointegrabile. Tale materiale ha permesso di limitare le vie di accesso chirurgiche e le costrizioni di una lunga contenzione
come il bloccaggio bimascellare.
Tali progressi sono quelli della tecnica ma l’essenziale appartiene ancora al senso clinico del chirurgo : determinare l’ordine nel quale le fratture verranno trattate e quali vie di accesso utilizzare. La tempestività del trattamento è ancora spesso ritardata per false ragioni e la qualità della riparazione ne risente. Come in qualun-
que patologia traumatica, queste fratture sono delle emergenze e debbono essere sottoposte agli stessi principi terapeutici :
- trattare le lesioni associate nell’ordine determinato dall’équipe curante;
- prescrivere antalgici e anti-infiammatori per limitare l’edema;
- assicurare una copertura antibiotica perioperatoria, rivolta contro gli anaerobi in caso di fratture occluso-facciali.
Le sequele sono ancora frequenti : insellatura nasale, disturbi occlusivi, latero-deviazione mandibolare, dolori periarticolari, nevralgia trigeminale secondaria, o ancora disturbi oftalmologici, oculari o palpebrali come l’occhio rotondo cosi frequente dopo una frattura del malare. La maggior parte di queste sequele può ancora essere evitata grazie a un trattamento urgente e correttamente impostato fin dall’inizio. - fino a qui
Parleremo successivamente del trattamento delle ferite della faccia nell’adulto e in seguito delle fratture del massiccio facciale, divise in fratture che non interessano l’articolato dentario e fratture occluso-facciali.
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