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La malattia di Ménière, archetipo della malattia vertiginosa invalidante, è una patologia a eziologia ancora sconosciuta, sebbene sia stata descritta nel XIX secolo e sia stata oggetto di una vasta produzione medico scientifica. Frequente, è caratterizzata da un'idrope endolinfatica che è all'origine della caratteristica e patognomonica triade clinica; questa triade associa un acufene simile ad un ronzio, unilaterale, dal lato dell'orecchio colpito, un'ipoacusia omolaterale di tipo recettivo, tipicamente più evidente sulle frequenze gravi, e una violenta vertigine rotatoria di tipo periferico, accompagnata da nausea e vomito. La triade sintomatologica si presenta in modo parossistico con crisi che durano alcune ore, la cui periodicità è casuale. Nel periodo intercritico, il paziente non accusa disturbi e i dati di laboratorio sono normali. Fare la diagnosi della malattia di Ménière lontano dalla crisi è difficile. Il decorso della malattia è molto variabile. Anche se essa ha un carattere benigno, può diventare gravemente invalidante. Attualmente, il trattamento della malattia di Ménière è decisamente più efficace che negli anni passati; tuttavia se oggi si possono controllare e prevenire le crisi vertiginose, in particolare con la sezione selettiva del nervo vestibolare, non sempre si può prevedere l'evoluzione dell'ipoacusia.
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