Ogni parotidectomia deve essere eseguita perseguendo uno scopo al tempo stesso oncologico ed estetico.
L'incisione deve rispettare tre priorità assolute: esporre correttamente l'intera regione parotidea, potersi prolungare, se necessario, in un'incisione di svuotamento linfonodale cervicale e lasciare le minime sequele estetiche.
Il tronco del nervo facciale, la cui dissezione rappresenta il tempo essenziale dell'intervento, costituisce la bisettrice dell'angolo formato rispettivamente dal bordo anteriore della punta mastoidea e dal bordo inferiore del condotto uditivo. Tale nervo emerge in profondità qualche millimetro al di sopra del bordo superiore del ventre posteriore del muscolo digastrico, circa 1 cm al di sotto del bordo inferiore del timpanico e del «pointer» cartilagineo.
L'ablazione del lobo superficiale viene eseguita dall'indietro in avanti, seguendo una a una le ramificazioni nervose a partire dalla parte opposta rispetto alla sede del tumore.
L'exeresi del lobo profondo comprende schematicamente: il controllo del peduncolo carotideo esterno e dei suoi rami, la liberazione completa del tronco del facciale e dei suoi rami dal parenchima sottostante, l'exeresi ghiandolare propriamente detta. Le complicanze a breve termine sono principalmente rappresentate dalla paralisi facciale, quelle a distanza dalla sindrome di Frey.
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